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Gennaio 2004
ELEZIONI EUROPEE 2004: LA SFIDA DEI VERDI
di Monica Frassoni e Daniel Cohn-Bendit Co-Presidenti dei Verdi/ALE al Parlamento europeo

La campagna elettorale per le europee 2004 si avvicina a grandi passi.

Questa volta sarebbe davvero un peccato se - come è successo quasi sempre - si finisse per farne una campagna concentrata solo su temi nazionali e in particolare sul tormentone "Berlusconi-sì" - "Berlusconi-no".

La Costituzione, l'ampliamento dell'Unione da 15 a 25 membri, la riforma di politiche europee importantissime come la politica agricola comune (PAC) o i Fondi strutturali, la risposta europea al fallimento di Cancun, l'iniziativa per la crescita e il piano delle Reti Transeuropee sono solo alcuni dei temi sui quali le forze politiche europee si devono confrontare e cercare il consenso degli elettori, un consenso e una partecipazione purtroppo in calo quasi ovunque, ivi compresa l'Italia, dove il sequestro della campagna europea da parte della politica nostrana è molto più evidente che altrove. Basti pensare che ormai solo in Italia resiste il doppio mandato (18 parlamentari su 87 nel 1999) e dove la tendenza a inviare sindaci o presidenti di provincia (5 nel 1999) e a candidare ministri e segretari di partito è più forte che mai.

Venticinque partiti Verdi (e fra loro i Verdi italiani) hanno fatto una scelta diversa: quella di costituire un vero e proprio partito europeo e di fare una campagna comune. Ci accorgiamo con un certo stupore che per adesso nessun'altra grande famiglia politica europea pensa di fare lo stesso! Ma cosa vuol dire fare "una campagna comune"? E come essere sicuri che puntare sulla dimensione europea dei Verdi porti a un maggiore consenso e rafforzi anche quei partiti - come i Verdi italiani, spagnoli, francesi - che non riescono a trovare i voti corrispondenti all'ambizione delle loro idee e proposte? E come portare gli ecologisti attivi nei nuovi paesi membri al Parlamento europeo?

Noi siamo convinti che per raggiungere un risultato positivo sia importante presentarsi con un programma chiaro per l'Europa che verrà; un bilancio trasparente e onesto del lavoro fatto e della sua utilità; dimostrare (a partire dalla struttura e dal contenuto della campagna) che è perfettamente possibile parlare ai cittadini e convincerli dell'importanza di sapere chi si sceglie e per fare cosa, quando si va a votare per il Parlamento europeo.

L'Unione Europea, si sa, fissa le regole del gioco in settori che toccano il quotidiano di tutti noi.

Noi abbiamo l'ambizione di convincere una parte degli elettori che con in Verdi le leggi che l'Europa fa sono e saranno migliori. Perché anche se in Italia si dice spesso che i Verdi sanno solo dire "no", la realtà è ben diversa.

Dalla sicurezza alimentare agli OGM, dalle regole sulla qualità dell'aria e dell'acqua alla riforma della PAC secondo criteri che favoriscono lo sviluppo rurale e la produzione di qualità, dalla responsabilità ambientale alla legislazione sui chimici e alla definizione di standard minimi di diritti e garanzie in materia di giustizia e affari interni... questi sono solo alcuni esempi di questioni sulle quali il Gruppo dei Verdi/Allenza Libera Europea - forte oggi di 45 deputati al Parlamento europeo - ha fatto davvero la differenza.

Se oggi nel progetto adottato dalla Convenzione si parla di prevenzione dei conflitti e di corpi civili di pace lo si deve al paziente lavoro che, a partire da Alex Langer, i Verdi hanno fatto per convincere anche le altre forze politiche che su questo deve puntare un'Europa che vuole essere "potenza di pace nel mondo".

Se oggi nella Costituzione non si parla di promozione del nucleare e lo sviluppo sostenibile non è stato cancellato dagli obiettivi del Trattato, come si temeva, lo si deve oltre che alla pressione delle associazioni ambientaliste, anche al lavoro della "pattuglia" di Verdi nella Convenzione.

E senza tema di essere presuntuosi, se l'opzione democratica e costituzionale, se l'Europa dei diritti si sta oggi facendo faticosamente strada è anche grazie al lavoro al Parlamento europeo di federalisti della prima ora come Adelaide Aglietta da capogruppo dei Verdi.

Ma il riconoscimento di un ruolo importante di avanguardia e i risultati conseguiti non possono bastare a vincere.

È per questo che la nostra campagna avrà come obiettivo quello di rendere concreto e visibile il nostro carattere di forza politica che si candida al governo dell'Europa.

Dopo circa 15 mesi di preparazione congiunta del Gruppo parlamentare europeo e della Federazione dei Partiti Verdi (capitanata da Grazia Francescato, Pekka Haavisto -ex ministro dell'ambiente finlandese - e dal segretario generale, il maltese Arnold Cassola) si terrà a Roma dal 20 al 22 febbraio 2004 il Primo Congresso del Partito Verde europeo.

Nuovi statuti, un manifesto comune, una squadra multinazionale di candidati che si muoverà su e giù per il vecchio continente, un "dream team" di intellettuali e persone attive nella cultura e nell'associazionismo che appoggiano apertamente la sfida dell'Europa sostenibile, un calendario fitto di eventi e manifestazioni "verdi" ed "europee" che toccheranno tutti e 25 i paesi della nuova Unione e, last but not least, una/un candidata/o alla Presidenza della Commissione europea.

Questa è la nostra scommessa per le elezioni europee del 2004. Ce la faremo? Chissà! Saranno gli elettori a deciderlo.
Per ora, nel corso del mese di novembre, si sono svolti alcuni congressi in giro per l'Europa finalizzati alla scelta delle liste per le elezioni europee. Si è trattato di vere e proprie elezioni dove, a seconda delle regole statutarie, iscritti o delegati si sono pronunciati sulla base di una "competizione" tra diversi candidati, non privi di una certa "suspence". Dappertutto, la regola aurea della parità di genere é stata rispettata.

Ricordiamo che 10 nuovi paesi parteciperanno alle elezioni europee del 2004.

BELGIO
In Belgio, il sistema elettorale é proporzionale; vengono eletti 24 deputati (erano 25 nel 1999 di cui 5 verdi, due fiamminghi e tre valloni)

AGALEV non esiste più, viva GRUN!
Durante un movimentato Congresso, Agalev il partito verde fiammingo che non é riuscito a raggiungere la soglia del 5% nelle elezioni nazionali del maggio scorso, ha deciso di cambiare nome e di rifiutare l'offerta del carismatico leader dei socialisti fiamminghi Dirk Stevens di fare un cartello elettorale. Il nuovo nome "Grun!" (con punto esclamativo) vuole stabilire una nuova immagine, più accattivante e meno vecchiotta. Il capolista é Bart Staes, deputato europeo uscente (attuale e attivissimo presidente della delegazione parlamentare UE/Russia)

ECOLO
Atmosfera cordiale e commossa durante il breve congresso che ha definito i due capolista e i due supplenti (é un sistema stranissimo) dei verdi francofoni a Louvain-La-Neuve. Dopo mesi di tensioni dovute alla spettacolare sconfitta del maggio scorso (10 punti percentuali persi, estromissione dei verdi dal governo federale), il partito si é trovato unito nel dire arrivederci al capolista uscente dei verdi, Paul Lannoye e a me (con corredo di fiori e fragoroso applauso di buonaugurio per le elezioni in Italia...) e nell'elezione di Pierre Jonckheer, attuale vicepresidente del Gruppo al PE e Isabelle Durant, ex ministro dei trasporti, a copolista alle europee. Per eleggere due deputati, ECOLO dovrà ottenere il 14% dei voti.

REGNO UNITO
Le elezioni europee sono l'unica elezione che si svolge con un sistema pseudo-proporzionale. Conferma a larga maggioranza delle due deputate uscenti, Caroline Lucas e Jean Lambert per i verdi inglesi, che continuano la loro lenta marcia di avvicinamento "al continente". Anche se in teoria non sono disposti a partecipare attivamente alla campagna europea, e sono contro l'EURO, in realtà non perdono una riunione del nuovo partito europeo e hanno sottoscritto come tutti gli altri partiti il manifesto approvato a Lussemburgo il 9 novembre.

GERMANIA
Vero e proprio evento a Dresda, con centinaia e centinaia di delegati, schermo gigante e fiori ovunque, il congresso ha nominato i 12 primi posti nella lista per le europee. Ho partecipato in quanto co-leader del gruppo europeo e sono stata davvero piacevolmente sorpresa dell'accoglienza cordiale che mi hanno riservato e dell'attenzione con cui hanno ascoltato il mio intervento, piuttosto critico verso le decisioni del governo tedesco in materia di patto di stabilità e di costituzione europea.

Mi é sembrato chiaro che dopo un primo tempo di perplessità, i Verdi tedeschi hanno completamente abbracciato l'idea della campagna europea. I Grünen veleggiano stabilmente intorno al 10%, percentuale che darebbe loro 12 dei 99 deputati che elegge la Germania.

Tantissime donne alla tribuna durante il dibattito. Qui per statuto la capolista é sempre una donna. Quest'anno si tratta di Rebecca Harms, eletta con l'86% dei voti. Al numero due, Dany Cohn-Bendit, al tre la vicepresidente del gruppo uscente Heide Rühle. Questa volta i tedeschi hanno fatto le cose con molta attenzione. Infatti dei 7 deputati europei eletti nel 1999, ben 3 erano passati ad altri gruppi. La selezione é avvenuta prima a livello regionale, le candidature sono state vagliate dall'esecutivo e solo dopo si é passato ai voti, che hanno visto delle "gare" fra due o più candidati allo stesso posto davvero appassionanti.

AUSTRIA
Anche qui, il sistema elettorale é proporzionale su lista nazionale. Johannes Voggenhuber, membro verde della Convenzione, si conferma capolista, ed Eva Lichtenberger, popolarissima leader dei verdi tirolesi e ben conosciuta anche dai verdi italiani, sarà il numero due. I Verdi austriaci hanno raddoppiato i loro voti rispetto ai tempi di Haider e sono dati intorno al 14%.

MALTA
Pochi rivali a Malta per Arnold Cassola, Segretario Generale della Federazione europea dei partiti verdi (oggi "verdi europei" o "partito verde europeo"), diventato popolarissimo a Malta in seguito ad un maldestro tentativo del governo di impedire la sua candidatura in quanto residente all'estero. Non é sicuro pero' che questo basterà a farlo eleggere: Malta elegge infatti solo 5 deputati al Parlamento europeo.

SLOVENIA
Leo Serko sarà il capolista del partito verde sloveno, nuovo di zecca e pieno di giovani volenterosi.... Ce la faranno? Ci auguriamo di sì!

FRANCIA
Un improvvido e radicale cambio di sistema elettorale (non più lista unica nazionale bloccata, ma liste regionali) determinerà sicuramente una drastica riduzione della rappresentanza dei verdi francesi al PE. Nel 1999, capitanati da Dany Cohn-Bendit, ottennero il 10% e 9 deputati. Oggi si prevede che ne eleggeranno al massimo tre. Vedremo... Alain Lipietz, Hélène Flautre, deputati uscenti, sono tra i più sicuri di tornare al PE. Gérard Onesta, vicepresidente del Parlamento europeo e Hélène Flautre sono stati eletti qualche giorno fa portavoce de "Les Verts" per la campagna elettorale.

 

      

vedi anche:

elezioni europee
12-13 giugno 2004

 

   

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